SE NON LA SPOSO NON MUOIO!

adattabile al vernacolo


SE NON LA SPOSO… NON MUOIO!

 

Commedia in tre atti

di Maria Adele Popolo

 

 

 

Personaggi

 

- Gennaro Lopiscopo                                                   

- Elena, sua moglie                                                     

- Caterina, 1 figlia                                                       

- Loretta, 2 figlia                                                         

- Don Raffaele Cicoria                                                

- Peppino, uomo di fiducia di Don Raffaele      

- Armida, la sensitiva                          

- Sofia Prizzichetta, amica di Elena                              

- Ame Amalia Prencipe, la sensale

                                                                                             

 

 

Un padre, preoccupato da un futuro “incerto”, vuole a tutti i costi trovare un marito per la figlia, una figlia “diversa” e già in età avanzata per cui di difficilissima sistemazione.

Gennaro e Elena Lopiscopo hanno due figlie, la prima Caterina nata con qualche problema e la seconda Loretta arrivata dopo tanti anni, bella e sana.

Tutto comincia con una proposta di matrimonio inaspettata per Caterina e che porta speranza e alleggerisce il cuore dei coniugi Lopiscopo.

Purtroppo per loro scoprono ben presto che hanno malinteso dato che la proposta arrivata è per la seconda figlia. Questo porterà i coniugi esasperati a comportamenti paradossali che tanto hanno in comune, purtroppo, con la vita reale!

 

 

Primo Atto

Gennaro, Elena, Peppino, Don Raffaele, Caterina.

 

La scena si apre su un salotto modestamente arredato, ma ben pulito e ordinato. Le porte saranno laterali una a dx del pubblico che va all’ingresso e una a sx che va nelle altre stanze. Sul fondo la parete con un orologio, parecchi quadri e fotografie. I tre saranno seduti frontali al pubblico, al centro Gennaro sul divano, alla sua dx Elena su una poltrona e alla sx Peppino su una sedia alta e scomoda.

Gennaro è un uomo di oltre 60 anni e li dimostra tutti, Elena è coetanea del marito, ma è ben curata, Peppino è un giovane di circa 30 anni, un po’ sciocco che don Raffaele Cicoria ha preso sotto la sua protezione.

Vestiti attuali, l’epoca è paradossalmente, il presente perché nello svolgimento della storia si mischieranno argomenti ed oggetti estremamente moderni con mentalità e fatti decisamente antiquate.

 

Peppino:-         don Gennà potete stare certo! Quello don Raffaele, il mio principale… e amico mio, ha detto proprio così (imitando la voce di d. Raffaele) <<Peppì, amico mio da quando l’ho vista, davanti a S. Martino, non ci dormo la notte!>>, e così è…potete stare certo!

Gennaro:-         (piuttosto incredulo) ma tu dici veramente? Don Raffaele Cicoria? Ha detto proprio così, che non ci dorme la notte? Da quando ha visto mia figlia al piazzale di S. Martino?

Elena:-             (stizzita) embe? Gennà, come sarebbe a dire? Ha detto proprio cosi? Proprio così ha detto! È vero Peppino?

Peppino:-         vero, verissimo!

 

Gennaro nel duetto che segue tra i due, si gira prima da uno e poi dall’altra acconsentendo sempre, ma scettico!

 

Elena:-             Ecco! Gennà, se don Raffaele Cicoria è interessato… (a Peppino chiede conferma) perché è interessato no?

Peppino.-         e stavo qua! Seduto comme ‘a no principe! (si rigira sulla sedia)

Elena:-             hei sentito! È interessato, e quindi bisogna che venga lui stesso a parlare eh!

Peppino:-         eccome! E proprio per questo che mi trovo qua. Chello, don Raffaele è virgugnoso, e ha mandato me in avanzacoperta, a sondare il terreno per conoscere le vostre intenzioni….

Elena:- ... le nostre intenzioni? E che vuol dire?

Peppino:-         se la volete maritare, oppure no!

Gennaro:-         (d’impeto) subbito!

Elena.- Gennaro!! Ma che stai dicenno! (fa gesti al marito di trattenersi)

Gennaro:-         volevo dire, subito… subito… proprio no! Macari tra un po’…, ma voi parlate di mia figlia?

Peppino:-         don Gennà, voi avete una figlia da maritare?

Gennaro:-         eccome!

Peppino:-         che và tutte le domeniche, 'ncopp ‘a collina di S. Martino?

Gennaro:-         esatto!

Peppino:-         che appunto l’altra domenica era là, che passeggiava al belvedere, con vostra moglie qui presente?

Gennaro:-         per l’appunto!

Peppino:-         e allora? È lei!

Gennaro:-         e se è così, se siamo sicuri…

Elena:-             e così! Siamo sicuri! Chello domenica al belvedere non c’era nessuno! Sulamente io e Caterina… (come se parlasse tra se ricordando) e la signora Anna, ma chella è vecchia assai… Ppo’ c’erano le figlie della Dabbascio, ma chelle so già sposate… e dunque è così. Statte tranquillo!

Gennaro:-         e allora noi acconsentiamo…

Elena:-             (impaziente) ehehe, che acconsentiamo, primma dobbiamo parlare con don Raffaele no?

Gennaro:-         (facendo smorfie) eh, eccome! E parlammo, (alla moglie) ma che avimma parlà??

Elena:-             (zittendolo) senti qua Peppino, tu dincello a don Raffaele che la famiglia sarebbe pure disposta, ma che venisse lui qua, a parlare col padre eh, scusate chello è padre, mica è baccalà!

Peppino:-         per carità donna Elena, mai a pensare una cosa simile di don Gennaro!

Gennaro:-         a volite ferni? Stoccafisso e baccalà! Peppì, digli che può venire!

 

Si alza e Peppino salta dalla sedia e si stiracchia

 

Peppino:-         mamma mia, m’aggio sconocchiato ‘e rreni ncopp ‘a sta seggia!

Gennaro:-         eh!  E mo vattenne che aggio che fa!

Peppino:-         di corsa! vado da don Raffaele… e chello non sta nella pelle! (esce)

Gennaro:-         se! Non sta nella pelle, ma stù don Raffaele è stuorto!

Elena:-             (alzandosi e avvicinandosi al marito tutta eccitata) Gennà, ma hai sentito don Raffaele Cicoria vuole sposarsi a Caterina. Oh Giesù grazie! Grazie!

Gennaro:-         qua grazie! Né Elenù, ma tu sei sicura che domenica tu e Caterina stavate ncopp ‘o piazzale ‘e S. Martino?

Elena:- (spazientita) uhuhuh!! Ihihih!! E che cosa!

Gennaro:-         uh e ih! Ma hei sentito, quello non ci dorme la notte... per Caterina?

Elena:-             (offesa e dispiaciuta) uh Gennà, come sei crudele, che tiene che non va ‘a creatura!

Gennaro:-         nun mme fa parlà! Che vado all’inferno. ‘A creatura!

Elena:- che là ti meriti di andare. La figlia nostra!

Gennaro:-         speriamo che veramente don Raffaele se la sposa, accussì mme levo sto peso da ncopp ‘o core!

Elena:- ma zitto, zitto! Bestemmi!

Gennaro:-         qua bestemmia! Io se non sistemo a guagliona, nun moro! Elenù ij nun moro!

Elena:- (facendo le corna) tiè, ma perché devi morire, stai tanto bello!

Gennaro:-         e chello è ‘o Signore che mme fà sta bello! Perché ‘o ssape che debbo prima sistemare a Caterina.

Elena:-             (scocciata) uff, basta. Nun mme fido cchiù de sentere sta canzona! Gennà, sì stuorto, dalla capa ai piedi, stuorto!

Gennaro:-         guè, guè. Stuorto. E io dovrei andare all’inferno? Io? Che voglio il bene della figlia mia! Tu! Tu sei la rovina di tutto, né tu Elenù, ma che t’ei miso ncapo?

Elena.-             ij?! Ncapo?! Aggio balsammo e profummo!! Tu piuttosto! ‘e zecche e perucchie!

Gennaro:-         e non ti rispondo… e non ti voglio rispondere!

Elena:-             e che devi rispondere. Tu stai esagerando! Io pure voglio che ‘a guagliona se sistema, magari! Ma tu esageri, Gennà! I tempi so cambiati.

Gennaro:-         né Elena, tu t’ei miso sta fissazione ncapa! Ma chi ti fa ‘o lavaggio d’ ‘o cervello? Chella pazza d’ a signorina Prizzichetta! Da quando l’hai conosciuta dai segni di squilibbrio!

Elena:-             ij mmò! Tu è na vita che dai segni di squilibbrio! Sperammo che Caterina se sposa, nun te voglio sentere cchiù! Ma oggigiorno, le donne sono più indipendenti… e mica si debbono sposare per forza! Fossi nata mo…

Gennaro:-         che facevi? Restavi zitella? Facevate nà bella cocchia, tu e ‘a signorina Prizzichetta!

Elena:-             e mò basta! Insulti sempre le amiche mie! Chella tiene raggione…

Gennaro:-         de che, de che??

Elena:- che sì no turzo!

 

Pausa, Gennaro mastica di rabbia.

 

Elena:-             (riprende con più calma) Comunque noi facciamo i progetti, e se Caterina non lo vuole?

Gennaro:-         non lo vuole?! E lo deve volere!

Elena:- insomma Gennà… per forza si deve sposare sta guagliona!?

Gennaro:-         (trattenendo la rabbia) Elena, ma tu veramente non capisci? La lasciamo così, zitella e sola.

Elena:-             ma dove la lasciamo! Noi qua stiamo Gennà, eh! Senti qua noi glielo diciamo, ma se lei non volesse, non la possiamo costringere!

Gennaro:-         io posso!

Elena:- che vorresti fare?

Gennaro:-         non lo so… (con pazzia) ma se don Raffaele la vuole lei se lo piglia!

Elena:-             uh maronna mia! Ma tu sei uscito pazzo! (con calma) Gennaro, nun fa accussì, seppure non si dovesse sposare o sistemare e nun fa niente, ci sono tante ragazze che vivono da singla, e che avimma fa. ci possiamo sparare?!

Gennaro:-         eh? Da singla? Ma chi? Caterina! Ma famme ‘o piacere! Elena te li devi togliere le patate che tieni davanti agli occhi, ma tu credi che facenno accusì, non vedo e non sento, tutto scompare… tutti i problemi. Elenù, Caterina tiene 28 anni! È brutta! Ed è scema! Da singla! Sse! Ma se ancora le prepari ‘o zabbaglione colla goccia del caffè, (imitando la voce della moglie) << che ‘o caffè te fà male ‘a mammà>>!! Elenùùùù!!!

Elena:-             …non hai cuore! So' cose che sse dicono di una figlia! E' brutta, è scema! Io nun lo so comme te dice ‘a coscienza!

Gennaro:-         (dolorosamente) ‘a coscienza! ‘A coscienza mia è pulita. Io la voglio sistemata, così sto tranquillo. Lo capisci o no? Nuje simme fatte viecchie e ji mi preoccupo, e non si deve preoccupare un padre di sistemare una figlia? Io la notte non dormo, nemmeno lo immagini quello che sento qua, sul cuore!

Elena:-             viecchie… è overo, ma sempe mamma songo! E che vorrebbe dire che io non voglio il bene di mia figlia? (con tono di rimprovero) eppoi la colpa è tutta tua!

Gennaro:-         colpa mia? E di che cosa ho colpa io?

Elena:- se Caterina è così, chella è tale e quale a soreta!

Gennaro:-         sorema? E che ncentra mia sorella?

Elena:- è brutta ed è scema! Sti ccose si ereditano!

Gennaro:-         guè, Elena… ogge tu mme vuò proprio fa perdere a capa!

Elena:- e pecchè? È overo e ’o ssai!

Gennaro:-         (masticando rabbia) sarà pure overo, ma sorema sta belle e sistemata a casa sua. Come vedi a tutto c’è rimedio.

Elena:-             eh, comme ai sistemato a soreta mmò vuoi sistemare tua figlia! Ma Caterina nun è sola, c’e la sorella che le vuole tanto bene, nun è sola…

Gennaro:-         la sorella! E chella puveriella non si deve sistemare pure lei? Quando viene qualcuno che se la vuole sposare jo che lle dico? Ecco chesta è Loretta… e chesta è Caterina, la dote! Ma famme ‘o piacere. (con tono sollevato) Ma nun nce problema, no? Don Raffaele Cicoria non ci dorme la notte!

Elena:-             Gennarì! (si volta a guardarlo) e se poi la maltratta… chella è tanto sensibbile!

Gennaro:-         hu e che vai penzanno! in quanto a questo, se lui se la vuole sposare, se veramente la vuole, avimma solo ringrazià ‘o cielo…

 

Da dentro arriva la voce di Loretta che chiama la madre.

 

Loretta:-           mammà, vieni un momento…

Elena:-             arrivo, arrivo. (al marito) Io poi esco, vado a fare la spesa cò Loretta, 'mme raccumanno a Caterina. (rovista sul mobile) Ah, dove stanno le chiavi dell’automobile… ahh eccole qua!

Gennaro:-         e per andare a fare la spesa ci vuole l’automobile?

Elena:-             e mmo' vado a piedi! Perché non si può andare con l’automobile a fare la spesa?

Gennaro:-         e per fare duecento metri ci vogliono per forza le ruote!

Elena:-             e che perciò le hanno inventate, eh, Gennà, si seccante!

Gennaro:-         e sono seccante, ma doie passi non li vuoi fare… così mantieni la linea(ammiccando)

Elena:-             (nervosa) e basta! E fai questo, e fai quello, e fai così, e fai colà! Uhhhh! Mme pari no viecchio di ciente anne! Mme pari mio nonno!

Gennaro:-         calmate, e non si può più parlare in questa casa. Uno non è privo nemmeno di rifiatare…

Elena:-             Gennà, tu fai perdere la pacienza a chiunque. Vedi se dobbiamo aprire un dibattito per ogni cosa che si fa e si dice, eh! E mmo’ mme fai fa pure tardi!

Gennaro:-         ma io lo dicevo per voi, per la salute. per l’inquinamento. Co’ tutte ste automobbili che circolano, l’aria è diventata irrespirabbile pe’ pedoni…

Elena:-             uh, Gennà! Statte buono! (esce)

Gennaro:-         eh, e vai!

 

Elena esce mentre Gennaro va al tavolino e si versa da bere. Poi bevendo si avvicina al proscenio.

 

Gennaro:-         ci ho la gola arsa, a fuoco. Chella stravagante di mia moglie ’e persa ‘a capa!

 

Prende un libro sul tavolino e si siede a leggere.

 

Gennaro:-         ah, quanto mi piace comme scrive De Crescenzo, siente siè: (legge scandendo le parole) <<…e del Dubbio come titolo che ne pensi? Penso che possa essere giusto. D’altra parte chi in vita sua non ha mai avuto dubbi? Solo uno stupido…>> eh! E ave raggione. Io sono pieno di dubbi, di incertezze. E chi mmo dice dimmane se vivo o moro? (tristemente) Se so ancora vivo!

 

Bussano alla porta e Gennaro va ad aprire la porta di ingresso. Entrano don Raffaele e Peppino. Don Raffaele è un uomo sulla cinquantina, ben vestito, è raggiante in volto e tutto eccitato.

 

Gennaro:-         guè, don Raffaele! Già qua state?

Raffaele:-         e mio caro don Gennaro, io apposta ho mandato a Peppiniello, ovì. Lui mi ha detto che volevate parlare con me, ed eccomi qua… e che dobbiamo aspettare?

Gennaro:-         e accomodatevi. (si siedono: Gennaro sulla poltrona, Raffaele al centro sul divano e Peppino di nuovo sulla sedia)… e dunque?

Peppino:-         mannaggia alla capa loro!

Raffaele:-         e dunque, don Gennaro, io non avrei mai creduto e in verità ci speravo poco, data la mia età, ma visto che vi siete mostrati accondiscendenti, ecco. Ho visto vostra figlia l’altra domenica davanti al piazzale di S. Martino, l’ho vista e ho chiesto a Peppiniello <<ma chi è chella guagliona? >> e Peppiniello subbito si è andato ad informare <<è la figlia di don Gennaro Lopiscopo, ‘o filosofo>> (subito scusandosi) scusate ma lo sapete che vi chiamano accussì?

Gennaro:-         ‘o saccio, e mica mi offendo… mi intendo di filosofia, 'mme piace. A vuie che ve piace?

Raffaele:-         a me? Eh, a me mme piacciono ‘e spettacoli di varietà… colla filosofia non tanto ci marcio, sapete, non ho molto tempo per le letture, il mio lavoro nun 'mme dà respiro. (con intenzione) Sapete che lavoro faccio?

Gennaro:-         eccome no, e chi non lo sa! ‘O mastino, accussi ve chiammano, lo sapete?

Raffaele:-         (ridendo) lo so, lo so. I miei dipendenti mi hanno affibbiato questo appellativo, ed è vero. Supervisiono i miei interessi e guai se non lo facessi! Comme se dice don Gennà, l’occhio del padrone….

Gennaro:-         ingrassa il cavallo! È overo.

Raffaele:-         e in voi come è nata questa passione per la filosofia… è strano.

Gennaro:-         è strano, è overo? Un uomo come me, che nella vita sua ha potuto solo leggere gli indirizzi sulle buste delle lettere…

Raffaele:-         non volevo certo dire… mestiere dignitoso e utile ‘o portalettere.

Gennaro:-         eh! Un tempo, un tempo, adesso le cose so’ cambiate, 'e lettere nun ‘e scrive cchiù nisciuno. Nemmeno le cartolline, figuratevi! Ci sono i messaggi, è overo Peppiniè eh? Tu che sì  nu giuvinotto… comme se chiammano?

Peppino:-         i mms. I sms… i mail…

Gennaro:-         siente siè! Che avimma capì…’e sigle! Tutto il mondo è una sigla e nun se capisce de che parlammo, ’e partiti politici, ‘e lettere, ‘e librette do’ banco, tutto na sigla, mah!

Peppino:-         eh, don Gennà, comme la fate traggica. E che ci vuole a scrivere no messaggio! Se volete ve lo insegno io. (tira fuori un cellulare)

Gennaro:-         levatenne! È proprio questo il punto, io nun mo’ voglio mparà!

Raffaele:-         e ma don Gennaro, dobbiamo. E se no perdiamo il treno. Eheheh! Non si può rimanere indietro. Bisogna andare avanti, si deve sempre andare avanti. 'O progresso!

Gennaro:-         e avete ragione. Ma io voglio andare a piedi. Sapete perché? Perché voglio creare meno disordine possibbile e perché andando a piedi la vita si vive tutta e io nun 'mme voglio perdere niente don Raffaè. 'Mme posso guardare ‘e giardini, ‘o mare, le persone… lentamente e intanto, sempre lentamente, mi abituo. (pausa) Lo conoscevate a Michele Mirabile?

Raffaele:-         ma chi? Quell’amico vostro con cui vi vedevo sempre assieme?

Gennaro:-         quello! È morto!.. Una disgrazia.

Raffaele:-         (mortificato mentre Peppino si “tocca”) uh, e voi che dite? E comme è succiesso?

Gennaro:-         un infarto! Neh! Quello la sera primma era stato qua, avevamo fatto doie chiacchiere comme sempre e la notte gli ha preso il colpo: alzato per andare al gabinetto, ha fatto due passi e brang… si è accasciato. La moglie, puveriella, se ne è accorta ‘o journo appriesso…

Peppino:-         e lei è viva?

Gennaro:-         eh, lei si, ma pecchè aveva murì pure essa?

Peppino:-         no, sapete, a trovarsi così ‘o marito muorto… stecchito…

Gennaro:-         no, per fortuna lei sta bene, comunque avete capito don Raffaele?

Raffaele:-         (sbigottito) eh, 'mme dispiace, ma comme centra stò fatto. Scusate don Gennà, ho perso il filo del vostro ragionamento.

Gennaro:-         e mmo ‘o ripigliamo. Io vado a piedi, perché non so se domani mi alzo vivo o non mi alzo! E andando a piedi mi alleno, alleno l’essere mio alla eventualità che non mi alzo. È chiaro?

Raffaele:-         (vuole cambiare argomento) eh, che dite, avete una bella cera si vede che state bello. (a Peppino) E dove ero rimasto?

Peppino:-         (confuso dai discorsi di Gennaro) alla fermata do’ treno!

Raffaele:-         primma! Quando sono arrivato stavo spiegando a don Gennaro come è stato che ho visto la figlia…

Peppino:-         ah…<<è la figlia di don Gennaro Lopiscopo, ‘o filosofo>>

Gennaro:-         ovì, tenete pure ‘o ripetitore.

Raffaele:-         ah, si. E allora ho detto a Peppiniello, và, sonda le acque, vedimmo se putimmo combinà, sapete ero titubbante per via dell’età.

Gennaro:-         ecco, questo è un fatto da approfondire, ma voi comm’è che non vi siete mai sposato?

Raffaele:-         eh, è una lunga storia! E' la storia della mia vita!

Gennaro:-         no, per carità, don Raffaè, non vorrei risvegliare in voi vecchie ferite e ricordi dolorosi. Dicitammillo in due parole.

Raffaele:-         in due parole? E don Gennà, due parole so' poche per spiegare che ognuno nasce diverso dall’altro, con diversa indole, diversa natura. Seppure vedevo una bella guagliona, poi magari scoprivo che le nature non si mischiavano… insomma cozzogliavano ecco!

Gennaro:-         (a bassa voce) eh, eppoi ‘o filosofo sarei io!

Raffaele:-         … è per questo che ci ho sempre tenuto a fare fidanzamenti lunghi.

Gennaro.-         eh, andiamo bbene. Don Raffaele, mi dovete scusare, ma mi pare che questo metodo vostro è proprio sbagliato.

Raffaele:-         voi dite?

Gennaro:-         e dico si. Scusate ma a che età tenete intenzione di sposarvi? Vedete, il concetto del tempo è un fatto relativo, ’o saccio...

Peppino:-         uh, e mmo’ arricomincia nata vota. 'Mme fa male ‘a capa.

Gennaro:-         (continuando)… perché noi, a verità, ci rifiutiamo di accettare che nce facimmo viecchie e l’orologio di dentro lo tenimmo fermo, ci sentiamo sempre giuvinotti, ma purtroppo, l’orologgio biologico, chello esterno cioè, eheh, chello nun se ferma… cammina! Don Rafaè siete d’accordo?

Raffaele:-         (stordito) eh, comme no. E voi avete parlato chiaro. Ah ma sento che questa volta è la volta giusta.

Gennaro:-         con mia figlia?

Raffaele:-         si, per l’appunto!  (con impeto) Don Gennà io non ci dormo più ne notte e ne giorno, penso sempre a lei, e questa è la prima volta che mi succede! Voi mi dovete credere.

Gennaro:-         (incredulo) addirittura….

Raffaele:-         è overo, è overo. Peppiniello dincello tu a don Gennaro. Non vivo più…

Peppino:-         eccome… non dorme più, non mangia più, sospira AHH!! Sospira AHH! Eppoi dice <<Caterina…Caterinaaa>>

Gennaro:-         (a bocca aperta) così dice?

Raffaele:-         così, così. Don Gennà, voi dovete acconsentire, io voglio sposare vostra figlia!

Gennaro:-         eheh, e il fidanzamento? Quanto deve durare più o meno?

Raffaele:-         per me pochissimo. Questa volta sono sicuro. Ij la voglio sposare il prima possibbile.

Gennaro:-         (sorridendo) per me va 'bbene, ma per rispetto di mia moglie, sapete come sono le donne… bisogna primma parlare colla figliola, sapete, per rispetto di mia moglie.

Raffaele:-         ma ci mancherebbe altro.

Gennaro:-         e noi non sappiamo se Caterina, questo è quello che dice mia moglie, acconsente, pecchè ij songo certo convinto!

Raffaele:-         ma don Gennà…(preoccupato) voi dite che la ragazza mi vuole?

Gennaro:-         e vedremo don Raffaele. Comunque nella situazione vostra, dell’età intendo, e nella sua... non si può tanto sottilizzare, voglio dire la natura, l’amalgama adda venì… o no?

Raffaele:-         (che non segue bene il discorso di Gennaro) l’amalgama? Ah! Certo, ma ve l’ho detto pe' mme stavolta non c’è dubbio. Don Gennà, permettetemelo: ij songo ‘nnammurato! Se poi pe’ lei nce so probblemi…

Gennaro:-         ma no, no! Chelle ssò ‘e femmene che nce tengono a sti ccose. Io appunto questo volevo dire, che nun ci possono essere problemi di amalgama se uno vuole overamente…

Peppino:-         (confuso) ma che dicite? Comme parlate?

Raffaele:-         insomma, don Gennà, voi acconsentite o no?

Gennaro:-         e io, per me acconsento…

Raffaele:-         (preoccupato)… ma? Vostra figlia no?

Gennaro:-         mia figlia? Che ncentra? Chella nun sape niente ancora.

Raffaele:-         (sollevato) ah, e voi mi fate pigliare un colpo, e dincetancello a chi aspettiamo…

Gennaro:-         mmo?

Raffaele:-         si, chiamatela che nun vedo ‘o mumento di rivederla, perdonatemi don Gennà…

Gennaro:-         e si, ve purdono… mmo a chiammo?

Raffaele:-         si, chiammatela.

Gennaro:-         a chiammo overamente?

Raffaele:-         eh, e chi aspettate. Fate ambressa.

Gennaro:-         siete certo, ij ‘a chiammo!

Raffaele:-         (ridendo) e siete spassoso don Gennà… chiammatela.

........

 


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