SEI PERSONAGGI IN CERCA DI AUTORE Luigi Pirandello

 

ASSEMBLEA NAZIONALE UILT – MATERA 13-14 QPRILE 2019

SEMINARIO TEORICO - PRATICO

 pubblicato su SCENA n. 96 del 2019


LEGGERE E RAPPRESENTARE I SEI PERSONAGGI DI LUIGI PIRANDELLO ALLA LUCE DEL TEATRO POST DRAMMATICO

 

MATERA 13 e 14 aprile 2019

Docente: Professore Giuseppe Liotta

 

Figlio: “…Creda, creda, signore, che io sono un personaggio “non realizzato” drammaticamente; e che sto male, malissimo, in loro compagnia! – Mi lascino stare!”

Apro con questa frase del Figlio perché, credo, sia in questa frase tutta la sostanza dei Sei Personaggi in cerca d’Autore: il non essere realizzati drammaticamente, apparentemente incompiuti, e alla disperata ricerca della conoscenza del loro destino.

I Sei Personaggi in cerca d’autore, prima stesura del 1921, sono sì rappresentativi dell’epoca in cui la commedia viene scritta, un’epoca in cui tutta l’arte è indefinita, manca di qualcosa, così pure l’opera letteraria, ma allo stesso tempo sono la rappresentazione della incostante natura umana che non ha epoca.

Molto garbatamente e sapientemente il professore Liotta ci ha preso per mano e introdotti alla lettura di questo famosissimo testo. Lo avevamo certamente già letto, almeno una volta immagino, ma mai così, o perlomeno io personalmente, mai così.

Il Prof. Liotta ci ha spinto ad una comprensione del testo, leggendolo e analizzandolo non solo tra le righe, ma tra le singole parole e ancora tra le sillabe di ogni parola, con minuzia; con l’intento di sviscerare il testo per una riscrittura, non per aggiungere o modificare, ma per studiarlo, capirlo, e magari riuscire a metterlo in scena sotto una luce diversa. È indubbiamente un testo aperto, non incompiuto, questo no, ma aperto che, per la sua struttura in sequenze e antefatti, lascia spazio a molteplici interpretazioni.

L’incompiutezza, come dice il prof. Liotta, parte da quello che non viene detto, i Sei Personaggi sono alla ricerca del non detto, solo trovandolo saranno completi; ma tutto il non detto è lì, nascosto come situazioni, come fatti, nel dramma stesso. La loro vicenda va capita dall’interno dei personaggi, che in realtà sono compiuti, ma non rappresentati, hanno un vissuto non completato, il non detto appunto.

La mia personale osservazione analitica parte già dal titolo, dove c’è un non detto: perché mai Pirandello non ha usato l’articolo davanti al termine autore? Né quello determinativo, troppo definitivo forse? Né quello indeterminativo, troppo generico forse? In sostanza lui lascia i suoi personaggi in uno stato di abbandono, oppure “pretende”, in qualche modo, che trovino non “un autore qualsiasi” o “l’autore tal dei tali”, ma colui che potrà veramente capire il loro dramma e il perché della loro esistenza.

Ma chi meglio di Pirandello stesso? Ecco perché la sua opera non è incompleta, bensì al contrario, è colma di indizi, di elementi abbinabili con svariate modalità; completa e aperta: aperta a ogni sorta di combinazioni dei suoi segni. I Sei Personaggi sono come sospesi in un limbo; immagino una grande stanza in cui si aprono moltissime porte che conducono su altrettante vie interpretative di questo testo atemporale, in attesa di essere compreso e giustamente espresso.

Quindi tutte rappresentazioni, fin ora messe in scena, sono state un procedimento, un punto di vista, una possibilità di interpretazione e, credo, così sarà anche per le future rappresentazioni; ma quello che conta è la visione della genialità dell’autore che ci ha regalato questi sei personaggi così malleabili, seppure così definiti nel loro dramma.

La storia è riassumibile in una breve narrazione, che seppure nota a molti, ripetiamo qui con le parole dello stesso Pirandello che chiama l’opera “La Commedia da fare”, con i Sei Personaggi: Il Padre, La Madre, Il Figlio, La Figliastra, Il Giovinetto, La Bambina. In un Teatro di prosa, di giorno mentre una compagnia sta provando una commedia di Pirandello, “Il giuoco delle Parti”, arrivano questi Sei Personaggi, smarriti, confusi, e speranzosi di trovare nel Capocomico della compagnia il loro agognato Autore. Non l’autore o un autore che scriva per loro un dramma da rappresentare poiché il dramma è già lì, dentro ciascuno di loro, e, seppure il Padre afferma che sono in cerca di un qualsiasi autore, è ovvio che cercano quello che possa essere in grado di definirli, realizzando il loro bisogno di compimento.

Padre: “… Dimostrarle che si nasce alla vita, in tanti modi, in tante forme, albero, sasso, acqua o farfalla…o donna. E che si nasce anche Personaggi!”

Capocomico: “E lei, con codesti signori accanto è nato personaggio?”;

Padre: “Appunto, signore. E vivi, come ci vede.”

Ovviamente non è facile per il capocomico e per gli attori della compagnia accettare il fatto che quelle persone, in carne e ossa, sono personaggi e non sei matti da legare, scappati da qualche manicomio. Cosa convince il capocomico a dare loro ascolto? La loro storia narrata per antefatti: la disperazione del Padre, la spavalderia impudente della Figliastra, il dolore profondo della Madre, l’atteggiamento sdegnoso del Figlio, il silenzio quasi assordante dei due piccoli. Ogni personaggio ha il suo antefatto, narrato sempre in maniera confusa, con contorni indefiniti, spunti, indizi per incuriosire, esplorare e immaginare.

È ovvio che nel raccontare gli antefatti con l’ambiguità, Pirandello lascia spazio a svariate possibilità di rappresentazioni.

Ne abbiamo analizzati alcuni, per fare uno studio più approfondito sarebbero necessari altri appuntamenti, ma quelli su cui ci siamo soffermati hanno spronato me e sono certa tutti i corsisti, a riflettere e a lavorare di immaginazione pensando ad una possibile rivisitazione del testo, leggendolo e osservandolo sotto una nuova prospettiva o più prospettive.

Nel corso del seminario le domande sono state tante, ovviamente, una in particolare è stata: La commedia è autobiografica?

In molti punti la presenza di Pirandello è tangibile, soprattutto nella figura del Padre tramite il quale esprime la sua filosofia:  

Padre: “E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole che io dico, metto il senso e il valore delle cose come sono dento di me, e chi le ascolta, inevitabilmente, le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com’egli l’ha dentro?”;

ma anche nel dialogo tra il Padre e la Madre traspare il rapporto di Pirandello con la moglie, e, per meglio dire, la concezione che Pirandello ha della moglie; coloro che conoscono la vita di Pirandello, ci troveranno molti altri accostamenti.

Un'altra domanda è stata: Il giovinetto e la bambina, che non parlano, chi sono?

Si capisce dal racconto che hanno un infelice destino, moriranno o lo sono già, sono fantasmi o non ancora?

La mia personale idea sui due è che sono una proiezione rispettivamente del Figlio e della Figliastra, potrebbero rappresentare i fantasmi dell’infanzia dei due, una infanzia infelice, mortificante, ammazzata dal loro tragico vissuto.

A queste seguono altre domande a cui cercheremo di dare delle risposte, domande con cui ricercare, capire e giocare, domande che stuzzicano, si spera, la nostra curiosità e la nostra fantasia creativa, per operare una “riscrittura” di questo Testo così versatile.

Riscrittura non per scrivere ex novo, aggiungendo del proprio, mettendoci la propria creatività, perché qui c’è tutto ciò che serve, bisogna solo riordinarla, ognuno a suo modo “per la quantità enorme di elementi e di antefatti che Pirandello ha inserito in questo lavoro e che rendono il testo letterario un esperimento, in cui ogni minimo dettaglio non va trascurato, ma ricercato attentamente e scientificamente analizzato.” (Liotta)

Ne siamo usciti arricchiti, una esperienza che andrebbe rifatta, che, come la commedia, è incompleta, che, come i Sei Personaggi, è alla ricerca di cose non dette, che necessita di dipanare la nebbia di antefatti vaghi e sfuggenti.

Alla Prossima e Grazie Professore.

Maria Adele Popolo

 

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