FINO ALLA MORTE!
“Te stai sqagghianne cum a na cannele,
nge rumast cchiù nend, solamente u fele”
Commedia tragicomica in due atti
di Maria Adele Popolo
Sinossi
Un uomo e una donna.
Fratello e sorella.
La sorella, più vecchia del fratello di molti anni, affetta in giovane età dalla
sindrome di Gilles de la Tourette, ne mostra ancora i sintomi in una sorta di
loop tra finzione e verità, costringendo il fratello e costringendosi a un
isolamento forzato dalla realtà e dalla vita sociale.
Il fratello è paranoico e ipocondriaco, divenuto tale dalla convivenza forzata
con la sorella stramba. Rimasti orfani, dalla morte dei genitori la sorella, a
modo suo, si è presa cura del fratello che, a modo suo, si è preso cura della
sorella, sono vincolati l’uno all’altra dalle loro malattie mentali e da un
testamento, redatto dai genitori, che li obbliga a condividere l’appartamento e
il fondo in denaro lasciati in eredità e con cui sopravvivono non lavorando
nessuno dei due.
La loro vita è un contrasto di sentimenti, di odio e amore, di complicità e
repulsione, di protezione e persecuzione. In questo altalenare di sentimenti
conducono una vita miserevole e ai limiti dell’assurdo, prigionieri più di sé
stessi che l’uno dell’altro.
Il mondo degli altri è fuori dalle mura della casa genitoriale che li tiene legati e
al chiuso come in un grembo materno; gli altri individui, quelli che vivono fuori
con cui hanno a che fare in qualche modo, sono solo immaginati dai loro
discorsi. Le uniche due persone che appaiono in casa sono la suora laica,
donna di fede amica di lei, e la fidanzata (eterna) di lui. Due personaggi che
rompono un equilibrio che, seppure profondamente instabile, funziona in
qualche modo. Le due donne rappresentano una via di uscita sia per lei che
per lui, una via verso la libertà, un modo per rompere finalmente l’oscuro circolo vizioso di un’altrettanta oscura convivenza. E difatti lo romperanno.
Tutta la commedia si svolge a scena unica, il soggiorno di casa, e il tempo è
indefinito, è oggi o domani non ha importanza. Quello che è chiaro è che tutto
il “fatto” avviene in un lasso di tempo ristretto, ventiquattro ore, dal
pomeriggio dell’oggi al pomeriggio dell’indomani. Un giorno qualsiasi di una
settimana qualsiasi, che diventerà un giorno speciale per i due protagonisti.
Questo struggente contenuto è reso leggero e brillante dal ritmo e dal
linguaggio utilizzato, e da battute con cadenza dialettale che, seppure amare
nella loro essenza, strapperanno sicuramente qualche allegro sorriso, poiché
non c’è nulla di più divertente della debolezza umana. Quella debolezza che
a volte fa pena, a volte indigna e a volte fa riflettere, si spera, magari con una
bella risata.
nge rumast cchiù nend, solamente u fele”
Commedia tragicomica in due atti
di Maria Adele Popolo
Sinossi
Un uomo e una donna.
Fratello e sorella.
La sorella, più vecchia del fratello di molti anni, affetta in giovane età dalla
sindrome di Gilles de la Tourette, ne mostra ancora i sintomi in una sorta di
loop tra finzione e verità, costringendo il fratello e costringendosi a un
isolamento forzato dalla realtà e dalla vita sociale.
Il fratello è paranoico e ipocondriaco, divenuto tale dalla convivenza forzata
con la sorella stramba. Rimasti orfani, dalla morte dei genitori la sorella, a
modo suo, si è presa cura del fratello che, a modo suo, si è preso cura della
sorella, sono vincolati l’uno all’altra dalle loro malattie mentali e da un
testamento, redatto dai genitori, che li obbliga a condividere l’appartamento e
il fondo in denaro lasciati in eredità e con cui sopravvivono non lavorando
nessuno dei due.
La loro vita è un contrasto di sentimenti, di odio e amore, di complicità e
repulsione, di protezione e persecuzione. In questo altalenare di sentimenti
conducono una vita miserevole e ai limiti dell’assurdo, prigionieri più di sé
stessi che l’uno dell’altro.
Il mondo degli altri è fuori dalle mura della casa genitoriale che li tiene legati e
al chiuso come in un grembo materno; gli altri individui, quelli che vivono fuori
con cui hanno a che fare in qualche modo, sono solo immaginati dai loro
discorsi. Le uniche due persone che appaiono in casa sono la suora laica,
donna di fede amica di lei, e la fidanzata (eterna) di lui. Due personaggi che
rompono un equilibrio che, seppure profondamente instabile, funziona in
qualche modo. Le due donne rappresentano una via di uscita sia per lei che
per lui, una via verso la libertà, un modo per rompere finalmente l’oscuro circolo vizioso di un’altrettanta oscura convivenza. E difatti lo romperanno.
Tutta la commedia si svolge a scena unica, il soggiorno di casa, e il tempo è
indefinito, è oggi o domani non ha importanza. Quello che è chiaro è che tutto
il “fatto” avviene in un lasso di tempo ristretto, ventiquattro ore, dal
pomeriggio dell’oggi al pomeriggio dell’indomani. Un giorno qualsiasi di una
settimana qualsiasi, che diventerà un giorno speciale per i due protagonisti.
Questo struggente contenuto è reso leggero e brillante dal ritmo e dal
linguaggio utilizzato, e da battute con cadenza dialettale che, seppure amare
nella loro essenza, strapperanno sicuramente qualche allegro sorriso, poiché
non c’è nulla di più divertente della debolezza umana. Quella debolezza che
a volte fa pena, a volte indigna e a volte fa riflettere, si spera, magari con una
bella risata.
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