L'uomo dal Campanello d'Oro

L’uomo dal campanello d’oro


di Lavinia Scolari



Libro d’esordio della Scolari. Genere Fantasy.

Descrizione del libro: C'era un tempo in cui le creature del mito popolavano le Stanze del Mondo, finché il Tempo stesso non le sommerse, addormentandole. Ma il tintinnio di un campanello le ha risvegliate e il Signore del Caduceo ha sollevato il capo. Quattro ragazzi si scontrano con un altrove di cui il mondo è solo un riflesso. Nel susseguirsi delle voci narranti, il viaggio tra mito e sogno li porterà a varcare la soglia della loro stessa comprensione, a scoprire di non essere mai stati quelli che credevano. E sullo sfondo un uomo silenzioso guarda tutto e attende, lasciando oscillare il suo campanello d'oro.



“Verrà qualcuno questa notte, qualcuno che aspetto da tempo. Me lo ha

sussurrato il vento che ha corso sulla spuma dei flutti sino al mio

orecchio. Mi è stato ordinato di condurlo qui, sulla soglia del mare,

perché si risvegli.

Ho sollevato la mano fendendo l’aria di cristallo: solo allora il vento ha

taciuto i suoi segreti e il mare si è assopito, ma io ne posso sentire

ancora i chiassosi ruggiti.

Il cielo si vela di nubi rarefatte. Che nessun astro risplenda in questa

notte nera, e nessuna luce mostri la via a chi l’ha perduta.

Sono in attesa.

Presto ti desterai dal tuo sonno e verrai da me.”



Così inizia questo libro, con una scrittura antica, ritmata, cadenzata come le onde del mare. Una scrittura poetica e simile ai canti greci e a questo il libro tende a somigliare, un poema.

Devo ammetterlo la descrizione del libro e l’inizio mi piacciono molto e continuando a leggere anche le successive pagine, lo stile e la scrittura, ottimi. L’autrice è molto talentuosa non ci sono dubbi. Continuo a leggere affascinata dalla intrigata trama e dai personaggi misteriosi e accattivanti. Soprattutto mi piace l’idea dell’io pensante, se così si può definire, ogni personaggio parla in prima persona e parla pensando. Sono i loro pensieri ad arrivare al lettore, attraverso una sorta di copione teatrale, perciò mi piace, e penso anche che sarebbe davvero interessante mettere in scena questo lavoro. Chissà! Leggo i pensieri degli attori, conosco la loro personale trasposizione della realtà, una sorta di proiezioni geometriche tridimensionali di ciò che vedono, di chi incontrano e di come vivono diversamente le stesse azioni. Personaggi fantastici, una sorta di chimere tra uomini del presente e miti del passato. Il libro da Fantasy trasmuta in Mitologico!

I protagonisti si ritrovano ad un crocevia, un incrocio formato da quattro vie che convergono in un unico punto, formando quattro angoli retti. Si incontrano, si riconoscono, si uniscono pronti ad affrontare il mondo.

Incontreranno la maga Circe e I Signori del Sonno, Morfeo e Fantaso. Incontreranno loro stessi di un tempo passato di cui rappresentano il riflesso: Leandro, Ero, Cassandra, Glauco… Chi conosce i poemi mitologici saprà bene chi sono. Io sono appassionata di mitologia, quindi lo so chi sono. Non ho problemi a leggere e a riconoscere le loro storie, ma una domanda sorge spontanea, perché proprio loro? Di sicuro ce ne sono di miti più noti alla massa. Comunque credo fermamente nel fatto che l’autrice sa il fatto suo e ci spiegherà anche il perché della scelta… proseguendo nella lettura.

Torno ai ragazzi.

Quattro ragazzi, tutti con un passato antico e sconosciuto, dimenticato, meglio dire addormentato dal Signore del Sonno e dal Signore del Tempo, un passato mitico assopito in un recesso della loro anima, in una stanza del tempo passato chiusa e nascosta e separata dalla stanza del tempo attuale a creare l’equilibrio che governa il mondo. Qualcosa o qualcuno ha però deciso di rompere questo equilibrio, di risvegliare i miti dormienti, di riaprire la stanza del tempo e soprattutto di impossessarsi del potere del Signore del tempo. A questo punto la voglia di arrivare in fondo è tanta, anche se seguire i pensieri dei protagonisti comincia ad essere piuttosto pesante, ma vado avanti tanto il libro è corto.

Il libro da Mitologico trasmuta in Giallo, un personaggio misterioso, ambizioso e malvagio si aggira tra le pagine del libro, ma chi è?

Finalmente, dopo avere sospettato di Nereo, di Morfeo, di Fantaso, di Circe, di tutti i vari personaggi che da quel crocicchio sono scaturiti, la matassa si dipana quando scopro che il “cattivo” è un dio dell’antica Grecia, che mai avrei sospettato, data la sua fama di dio bello e che non porta pena! Il dio messaggero, Ermete è lui che è riuscito a rubare al signore del tempo il campanello d’oro, arnese magico in grado di risvegliare i miti. Con tale campanello egli ha soggiogato potenti creature come Circe e Fantaso che lo hanno aiutato a convogliare i ragazzi al crocicchio senza tempo e condurli al punto d’incontro finale: l’Antro.

Mi fermo un attimo, c’è qualcosa che mi sono persa… o mi sono persa io tra le pagine di questo libro. Perché Ermete? La presenza dei signori del sonno è chiarissima, ma Ermete? Perché lui? Torno indietro di una decina di pagine e rileggo tutto. Non è chiaro. Forse andando avanti si chiarirà il motivo di alcune scelte fatte dall’autrice. Una autrice così attenta e brava, preparata e colta, indubbiamente, come queste pagine dimostrano, deve avere avuto un motivo per avere fatto alcune determinate scelte.

Continuo a leggere e incontro Iride, altra complice di Ermete, eletta a custode delle lacrime di zircone tolte ai miti risvegliati. Iride, però, tradisce Ermete alleandosi nascostamente con il Signore del tempo, il vero signore del campanello d’oro il quale compare alla fine mettendo tutto al suo posto: distrugge Ermete, riconquistando il campanello con il quale lo rimanda nel sonno eterno così pure i miti risvegliati, ad eccezione di Cassandra, che rimane a vivere nello stesso spazio temporale di Fantaso, Morfeo e Iride, una sorta di spazio descrivibile come lo spazio dei sogni.

Possiamo dire tutto è bene quel che finisce bene.

A questo punto il libro finisce, certo non ho descritto tutto quello che è il contenuto, anche perché non è facile farlo. Il libro è davvero strano. Bello e strano, ma a mio avviso, lascia molti punti interrogativi, almeno a me, il più importante è: ma qual è il messaggio? Cioè di cosa realmente parla questo libro? Del tempo che scorre inesorabile e ai voglia a volerlo governare, se neppure Ermete e tutte le divinità ci sono riusciti? Della perdita della cultura, della mancanza di passione per la mitologia?

Della continua ricerca del divino in ognuno di noi? Della speranza che ci sia da qualche parte del nostro corpo mortale, anche in una minuscola cellula, in un fugace riflesso di immagine negli occhi, in un lontano pensiero, una speranza di immortalità.

Se questo libro mi ha dato lo spunto per tutte queste riflessioni non mi resta che dire che Lavinia Scolari ha raggiunto il suo scopo, almeno con me, ma la curiosità del perché certe scelte mi è rimasta.

Comunque bel lavoro. Complimenti.

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